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Croazia, Bosnia, Montenegro, Albania

Giro dei Balcani: dalla costa del Mar Nero in Bulgaria, passando per i castelli della Transilvania e la famosa strada Transfăgărășan in Romania, fino in Ungheria a Budapest e sul lago Balaton. Scendendo in Croazia tra i laghi di Plitvice e il mare azzurro, le montagne bosniache e la bellissima Sarajevo, i paesaggi unici del Montenegro e l'Albania.




Croazia: la capitale Zagreb

Tunnel Gric, Cattedrale, Art Pavillion

Zagabria è la Capitale della Croazia con circa 800mila abitanti. La città è divisa in due parti: Gornji grad (la città alta e il cuore medievale) e Donji grad (la città bassa); c'è anche una funicolare che le collega dal 1890.


Un'attrazione unica della città è il Grič Tunnel, lungo 350 metri usato oggi come passaggio pedonale sotto il quartiere di Grič (aperto dalle ore 9 alle 21). Questo tunnel fu costruito tra il 1943 e il 1944 come rifugio antiaereo e poteva contenere fino a 5.000 persona; tuttavia i costi furono elevatissimi e fu molto criticato. Nel dopoguerra il tunnel venne abbandonato e divenne metà per i senzatetto e tossici. Negli anni '90 ritornò sulle prime pagine dei giornali grazie ai primi rave che veniva organizzati all'interno; la musica elettronica era ai suoi albori e il tunnel era il luogo perfetto, alcune serate ospitò fino a 3.000 persone e dovettero mettere dei tendoni sopra le apparecchiature per la condensa che si creava all'interno. Il successo dei rave era dovuto anche alla guerra di Indipendeza che la Croazia stava attraversando (1991-94) e la tensione degli abitanti veniva per qualche ora lenita dalla musica. In quello stesso periodo il tunnel fu di nuovo usato anche come rifugio antiaereo. Ora è stato restaurato e all'interno si possono intravedere ancora delle vecchie scritte sulle pareti.


Vicino si trovano: il Museo delle Relazioni interrotte (ma nostri amici non ce l'hanno suggerito e non siamo entrati), la Cattedrale, l'antica porta di pietra, la piazzetta di San Marco, il palazzo del Governo e del Parlamento. Le viuzze del centro storico sono vibranti di vita con ristoranti, musicisti, luci e locali per bere di giorno e di sera.


Non siamo andati ma ci hanno suggerito anche l'Art Pavillion; il complesso di giardini ed edifici del Ferro di Cavallo di Lenuzzi e la Torre di Lotrscak tra i luoghi di difesa antichi meglio conversati e da dove sparano un colpo di cannone ogni giorno a mezzogiorno.

Il cimitero e giardino di Mirogoj (simbolo di tolleranza religiosa dove non ci sono divisioni confessionali), Jarun con la spiaggia sul lago, a piazza Britanski le bancarelle vintage e di antichità, le fontane disegnate sparse per la città e la riproduzione del sistema solare in scala con sfere di diverse dimensioni (ad esempio Venus è piccola e si trova in Piazza Jelačić sulla parete di un edificio).


Curiosità: le cravatte sono divenute famose grazie agli aristocratici francesi ma hanno fatto la loro prima apparizione sulle divise dei soldati croati nella Guerra dei Cent'Anni.

Il souvenir da prendere è il cuore rosso artigianale simbolo di amicizia e amore.



Croazia: i laghi di Plitvice

Laghi di Plitvice e la ex base militare di Željava

Come base di partenza e alloggio scegliamo Promaja, un gruppo di casette sulla collina e zona perfetta per raggiungere l'ingresso P3. Questo ingresso è meno battuto dai turisti e permette di parcheggiare vicino l'ingresso senza pagare; inoltre in 10/15 minuti a piedi si arriva al battello per visitare i Laghi Superiori e in meno di 45 minuti si arriva alla Cascata Grande.


I laghi di Plitvice (in croato Plitvička jezera) sono stati il primo Parco nazionale della Repubblica di Croazia, creato nel 8 aprile 1949. Ci sono 16 laghi su una superficie di 33.000 ettari, collegati fra loro da cascatelle e formati dal fiume Korana. Le acque di sono ricche di microcristalli di calcite provenienti dalla dissoluzione delle rocce e creano qui un fenomeno unico: si fondono alle alghe e ai muschi acquatici formando strati di travertino che si sedimentano in vere e proprie barriere tufacee grazie alle quali si creano i laghi. La conformazione può mutare nel tempo e si può vedere lungo il percorso anche un lago perduto


Sito ufficiale https://np-plitvicka-jezera.hr/it/ dove si possono comprare i biglietti in anticipo (consigliato ad Agosto), leggere le regole di accesso, pianificare l'itinerario con le mappe online, scoprire il patrimonio storico e naturale del parco e dei dintorni.


Suggerimento camminata:

Dal P3 prendere il battello fino a P2. Fare il percorso intorno ai Laghi Superiori fino a ST3.

Prendere il trenino che porta a ST2, andare verso P1 per prendere il percorso a piedi che costeggia il lago fino alla Entrata 1. Oppure arrivare con il trenino fino ST1 per camminare meno. Scendere alla Cascata Grande e risalire i Laghi Inferiori verso P3.

Con il prezzo del biglietto sono inclusi battelli e trenini per spostarsi.


Noi abbiamo voluto goderci il parco con calma su 2 giorni, ma se avete poco tempo e siete buoni camminatori vi può bastare 1 giornata piena per vedere la Cascata Grande, i Laghi Inferiori e Superiori.

Dentro ci sono dei chioschi ma costano cari ed è meglio portarsi acqua e cibo da fuori.




Croazia: la ex base militare di Željava


La base aerea di Željava è situata a ridosso del confine tra Croazia e Bosnia ed Erzegovina ed era il più grande aeroporto sotterraneo e base aerea militare della Jugoslavia e uno dei più grandi d'Europa.


Il suo nome in codice era "Objekat 505", costruita tra il 1948 e il 1968, fu progettata per sostenere un colpo diretto da bomba nucleare equivalente a quella di Nagasaki. Aveva un grande ruolo strategico di difesa: stabiliva una comunicazione sicura con una rete di radar di allerta a livello nazionale e conteneva tunnel con squadroni di caccia completi.

I tunnel avevano una lunghezza di 3,5 chilometri totali e il bunker aveva 4 ingressi con porte pressurizzate da 100 tonnellate, tre delle quali personalizzate con la forma delle ali per velivoli ad ala fissa subito pronti a decollare sulle 5 piste disponibili.

La base aerea fu utilizzata intensivamente durante le guerre jugoslave nel 1991. Nel momento del ritiro, l' esercito popolare jugoslavo distrusse la pista e i prefabbricati con esplosivi; successivamente l' esercito serbo nel 1992 completò la distruzione facendo esplodere 56 tonnellate di esplosivo per impedire possibili utilizzi delle forze croate e bosniache-erzegovina. I residenti dei villaggi vicini hanno affermato che il fumo ha continuato a salire dai tunnel per sei mesi dopo l'esplosione. (cit wikipedia.org).


Questa tappa è passata da dark travel destination a trend su istangram per tutti i motociclisti d'Europa.


Come raggiungerla: si deve impostare su google maps 'Aerodrom Željava' per raggiungere il relitto dell'aereo militare. Si può entrare all'interno e fare le foto di rito sulle ali. Affianco parte una stradina che sembra finire nel bosco, mentre invece porta sulle piste e sui 3 ingressi a forma di aereo. Tutti si affacciano ai tunnel e si divertono a lanciare la moto o la macchina sulla pista principale..è un'esperienza fantastica e surreale percorrere la pista con la moto (e non dalla solita poltrona in aereo) e arrivare in fondo senza decollare.

Dentro i Tunnel: la zona è ancora a rischio per le mine antiuomo inesplose nelle vicinanze, per questo è sconsigliato uscire dalle strade e percorsi già tracciati. Anche all'interno bisogna fare molta attenzione perché potrebbero crollare muri in ogni momenti.

Noi ci siamo addentrati nella galleria principale fino dove riuscivamo ad illuminare con le torce dello smartphone e abbiamo visto muri aperti dalle esplosioni con la struttura di ferro che fuoriusciva, una porta blindata, delle macerie e ferraglie. Abbiamo visto un gruppetto che si addentrava nel buio oscuro armato di torce. Abbiamo letto che sono quasi tutti a vicolo cieco, uno arriva fino all'ascensore che portava alla torre di controllo in mezzo alla montagna. In questo sito è possibile vedere la mappa delle piste, le foto di una volta, i video e le esplorazioni effettuate: http://www.zeljava-lybi.com/Zeljava-index2_eng.html




Croazia: la costa di Spalato

Sebenico, Primošten, Spalato, Brella, Macarsca

La strada che da Plitivce va verso Sebenico è davvero magnifica perché passa tra la catena montuosa del Parco nazionale Paklenica, tra i due mari che sembrano dei laghi e il Parco nazionale Krka. Sulla costa la strada è ancora più bella e a ridosso del mare, lasciandoci ammirare i paesini e le calette.


Sebenico, come altri paesini lungo questo tratto di costa, ha uno stile italiano-veneziano nella forma degli edifici e del centro storico e sembra di essere a casa; questo è dovuto alla dominazione sotto la Repubblica di Venezia per quasi 4 secoli. A Sebenico sono presenti nel centro storico due edifici dichiarati patrimonio Unesco.


Continuiamo verso Primosten (o Capocesto), un altro bel paesino che si allunga verso il mare con il porticciolo, la chiesetta sulla collina e le spiaggette e che mantiene ancora l'atmosfera di antico borgo di pescatori.


Continuiamo verso Spalato, Split in croato, il cui nome deriva da Aspálathos che in greco antico significa ginestra spinosa, arbusto comune nella zona. Oggi Spalato è una grande città trafficata e caotica sul mare, dove partono e arrivano traghetti per l'Italia e le isole vicine (Lista, Brac, Lesina o Hvar. Il centro storico però conserva un'atmosfera magica, come la piazzetta del Palazzo di Diocleziano in cui epoche e stile diversi si fondano e creano un quadro architettonico unico. Questo Palazzo ebbe una grande importanza nello sviluppo della città: la capitale della regione romana della Dalmatia era la vicina Salona, ma nel 293 d.C. l'Imperatore Diocleziano decise di costruire una massiccia fortezza sul mare e ciò fece crescere il centro abitato fino a raggiungere 10.000 abitanti.

Noi alloggiamo in Radunica ul. una strada storica pedonale, dove si possono lasciare le moto e perfetta per girare il centro storico.


Da Spalato seguiamo la costa verso Macarsca, altra metà turistica famosa per la riviera. Ci fermiamo alla spiaggia di Duce e ad ammirare la costa e la montagna a strapiombo sul mare dal punto panoramico sulla strada con le foto di rito alla moto. Continuiamo fino a Brella che scopriamo essere stata nominata tra le spiagge piu belle d'Europa. Qui la camminata sul lungomare collega 3 spiagge Soline, Punta Rata, Podrače e si può ammirare anche il simbolo di Brella (lo scoglio nel mare dove crescono bellissimi alberi). La camminata dura 15 minuti e ci sono bar e chioschi per fermarsi all'ombra sotto i pini. La spiaggia è magnifica e per la maggior parte libera, con un acqua azzurra e limpida incredibile.

La sera ci fermiamo a Promajana, dove la signora del residence ci fa trovare pronto il barbecue con tanto di vino e salumi per l'antipasto.



Bosnia ed Erzegovina: tra le montagne

Parco naturale di Blidinje, ponte di Neretva, Sarajevo

Il confine con la Bosnia ed Erzegovina è a meno di 40 km da Marcasca e Sarajevo a 3h30. La strada fino al confine è collinare e la frontiera sembra la fine dell'ultima cittadina. Poco dopo il confine il paesaggio cambia e diventa montuoso facendoci attraversare il Parco naturale di Blidinje. Ci fermiamo in un punto panoramico chiamato Križevac per ammirare la vallata poi scendiamo verso il Blidinje jezero (lago alpino a 1,185 m creato dal ritiro di un ghiacciaio largo circa 2,5km e con una profondità media di 1 metro). Questa area è bellissima, ci sono diversi cottage per il turismo estivo e invernale per sciare.

Prima di arrivare a Sarajevo ci fermiamo a Jablanica per vedere il ponte di Neretva, famoso per la battaglia della 2WW. Era un ponte ferroviario costruito nel 1888 che fu distrutto tra il 1 - 4 Marzo 1943 dai partigiani jugoslavi per fermare l'avanzamento tedesco. In sole 18 ore fu costruito un ponte pedonale improvvisato in legno per trasferire tra la neve e il freddo persone, partigiani, profughi sulla riva sinistra e sul monte Prenj. Quando i tedeschi arrivarono a Jablanica pochi giorni dopo, iniziarono a costruire un nuovo ponte sul sito di quello demolito perché avevano bisogno di una ferrovia e lo completarono nell'agosto dello stesso anno. Il ponte fu utilizzato fino al 1968 con una locomotiva a vapore, una copia della quale è ancora esposta. Il ponte fu di nuovo demolito nel 1968 per le riprese del film nominato agli Oscar "La battaglia sulla Neretva" del regista Veljko Bulajić (il quale però non fu soddisfatto delle riprese e alla fine preferì usare un modellino) ed è quello che si vede oggi.



Sarajevo: Baščaršija, fontana Sebilj, Srebrenica Exhibition, Ponte Latino, Assassinio Prima Guerra Mondiale, Tunnel D-B

Sarajevo è una città stupenda, ci è piaciuta tantissimo e ci torneremo. Arrivando in moto osserviamo la bellezza delle casette tipiche di montagna che la circondano e quanto sia moderna. Fabio venne nel 2005 e si ricordava muri distrutti e costellati da fori di sparo; ora se ne trovano pochi e appare moderna e fiera della sua veloce ripresa.


Partiamo a visitare il centro storico dalle Cattedrale del Sacro Cuore e subito alla sua sinistra (stesso palazzo del dentista) c'è la Exhibition sul genocidio di Srebrenica dove morirono 8mila persone nel 1995. Noi siamo entrati e la consigliamo: costa 6€ e servono circa 1h30 per ascoltare l'audio guida e vedere i filmati. Essa è frutto dell'opera di un fotografo che ha documentato l'assedio di Sarajevo e i ritrovamenti delle fosse comuni di Srebrenica. Ci sono anche foto crude che fanno capire l'orrore. Lì abbiamo scoperto che non solo avevano ucciso tutte quelle povere persone, ma avevano anche creato delle fosse secondarie e terziarie per nascondere i corpi e li trasportavano con le ruspe smembrando i cadaveri. Il processo di riconoscimento è ancora in corso e grazie al DNA dei sopravvissuti o agli indumenti sintetici non decomposti sono riusciti a dare nomi e volti.


A sinistra della Cattedrale si arriva al mercato coperto, mentre a destra si va verso la zona ottomana della Baščaršija, dove c'è l'antico bazar coperto, le casette basse con locali e negozi (due vie in particolari sono abitate dalle botteghe di artisti e creativi della città). In questo quartiere si trovano la moschea e madrasa Gazi Husrev-beg, del 1532 è la più grande moschea del Paes e uno dei principali complessi ottomani dei Balcani. Vicino anche il Meeting Of Cultures, una linea nella strada che rappresenta dove l'Occidente (con i moderni palazzi austroungarici e chiese cristiane) incontra l'Oriente (con le sue moschee e coloratissimi negozi della Turchia ottomana) rispettando le differenze di culture e coesistendo assieme. Prima dell'Assedio, Sarajevo era infatti un simbolo unico di coesistenza pacifica tra culture e diverse religioni. Continuando per le stradine si può vedere la fontana di legno Sebilj costruita nel XVIII secolo e arrivare fino al Municipio e Biblioteca Nazionale, edificio del periodo austro-ungarico imponente e dai colori arancio e giallo, che fu duramente colpito durante l'Assedio da un incendio che distrusse intere collezioni e preziosi manoscritti al suo interno.

Dall'altro lato del fiume visitiamo la Moschea dell'Imperatore e poi percorriamo il ponte latino alla cui estremità c'è il punto in cui fu assassinato l'Arciduca e Principe D'Austria Francesco Ferdinando e la moglie Sofia il 28 giugno 1914, atto che diede inizio alla Prima Guerra Mondiale. Sul muro dell'edificio si trovano delle foto d'epoca e una targhetta, mentre per terra le impronte (per qualche dettaglio in più clicca qui )


Purtroppo il tempo stringe ma ci sarebbe davvero tanti musei e cose da visitare, come il monte dove si era giocate le Olimpiadi invernali e da cui si appostavano i cecchini. Un posto tipico per mangiare è la Ćevabdžinica Mrkva famosa per i suoi cevapcici da accompagnare al pane e ayran.

Prima di lasciare Sarajevo riprendiamo le moto e ci spostiamo vicino all'aeroporto (circa 20 minuti dal centro) per vedere il Tunnel D-B (www.tunelspasa.ba). Vi consigliamo di prendere l'audio guida a 1,50€ (basta uno per gruppo) e di scaricare prima l'App (c'è il free wifi ma è molto lento). Questo piccolo museo racconta l'assedio e i momenti di enorme difficoltà che hanno dovuto vivere dal 5 Aprile 1992 al 29 Febbraio 1996, il più lungo assiedo a una città della storia. I cittadini si erano trovati senza luce, acqua, gas, viveri, medicine; ad esempio con un box per i pasti usato dai militari dovevano sopravvivere per una settimana e per tutta la famiglia o ancora improvvisavano stufe a legna con pentole e ferraglie. Immaginatevi di essere negli anni 90 e da un momento all'altro tornare a non avere nulla e bersagliati dai cecchini non appena si usciva di casa.

Questo Tunnel fu la speranza della città e del Paese. Costruito dai militari e ingegnere bosniaci per raggiungere la zona neutrale dell'ONU senza essere uccisi dal fuoco nemico che si era appostato ai lati dell'aeroporto. Ci vollero 4 mesi e 4 giorni per creare questo tunnel di 800 metri, alto 1.60m e largo 1m che passava sotto la pista dell'aeroporto.

Da qui poterono far entrare cibo per la sopravvivenza e armi per la resistenza e permise ai capi di Stato di muoversi e definire la strategia di difesa. Nel tunnel potevano passare solo gli autorizzati e riportavano indietro zaini pesantissimi pieni di cibo con una fatica sovrumana e disperata. Nel museo si può percorre un tratto di tunnel che è stato preservato come memoriale; il resto del tunnel non è percorribile perché sono crollati i legni e ferri a sostegno e per l'acqua proveniente dalle numerose falde.


Usciamo dal museo ma la testa rimane ancora lì per diverse orette e guardiamo le case con i fori delle mitraglie nelle case dei paesini in cui passiamo.

La strada per arrivare al confine con il Montenegro è una vera sfida e ringraziamo di non doverla fare con la pioggia perché sarebbe impraticabile. E' una stradina di montagna a tratti asfaltati e tratti di terra con buche e pozzanghere; troviamo anche diversi animali che pascolano come pecore, mucche e asinelli. Questa zona però è famosa per il rafting sul fiume Drina e ci sono tantissimi bei campeggi e rafting center.



Montenegro: strade panoramiche

Canyon di Piva, Monastero di Ostrog, Lago di Skadar, Antivari

La frontiera tra Bosnia ed Erzegovina e Montenegro è la più suggestiva: la strada in Bosnia è dissestata e piena di terra, si supera l'ufficiale e si deve passare un lungo ponte di legno; attraversato il ponte si è in Montenegro e le strade sono bellissime nuove e asfaltate.


Ci dirigiamo verso Pluzine, passando per il canyon di Piva e percorrendo la Strada Panoramica che ci porterà fino al Monastero di Ostrog. E' qualcosa di indescrivibile e magnifico: montagne immense e verde si aprono davanti a noi incastonate nell'azzurro intenso del lago.


Assiema a quella del Piva e Tara Canyon, ci sono diverse strade panoramiche in Montenegro: le migliori sono quella della baia di Kotor / da Kotor to Cetinje con la strada a serpentina dei tornanti / da Plav al villaggio di Grebaje / da Podgorica al Lago Skadar / tra le foreste del Durmitor National Park e Tara Canyon / sulla costa da Budva a Dulcigno.


La salita per raggiungere il Monastero di Ostrog sembra infinita, essendo in moto siamo fortunati e ci fanno parcheggiare in cima. Il monastero è della chiesa ortodossa serba ed è uno dei luoghi di culto piu importanti al mondo dopo la tomba di Gesù e il Monte Athos perché capace di raccogliere tutte le religioni. Dedicato a San Basilio, ci sono ancora le sue reliquie e si possono visitare per chiedere protezione e cure (noi siamo entrati nella cappella e abbiamo trovato un prete che teneva una bimba piangente mentre lui pregava con foga affianco le reliquie). Anche il tralcio di vite che nasce dalle rocce sarebbe sacro e aiuterebbe contro l'infertilità. La tradizione vuole che i pellegrini percorrano i 3 km a piedi dal monastero basso (dove ci celebrano le messe) al monastero alto, portando doni ai monaci come coperte, vestiti e sapone. Abbiamo letto che la strada taglia le curve e passa nella foresta permettendo di raggiungere la cima in 25 minuti, ma non abbiamo provato.



Soggiorniamo una notte sul Lago Skadar ma l'umidità è impressionante. E' il lago più grande dei Balcani e del Sud Europa con una superficie tra i 370 e 530 km2. Ci piace il panorama intorno a questo lago enorme, a tratti sembra un fiume con ninfee e paludi ma poi si apre maestoso. Organizzano tanti giri in barca e si possono visitare i monasteri sparsi nei diversi punti.

Scendiamo verso Antivari facendo il tunnel a pagamento (1€50) e purtroppo saltiamo la parte bella della costa di Sveti Stefan e Budva.

Ci fermiamo alla spiaggia di Sutomore ma è caotica e il mare è scuro, niente a che vedere con la Croazia. Continuiamo fino ad Antivari (Bar), che deve il suo nome perché è opposta alla italiana Bari. Anche qui il mare non è dei migliori e nemmeno il centro moderno; merita invece un giro nel centro antico con le stradine, le casette in stile turco e la cittadella vecchia.


L'ultimo pezzo di strada verso l'Albania e Scutari è molto bello tra rocce e montagne.



Albania: le città del nord

Scutari, Tirana, Berat,

Passato il confine si nota già la differenza dal Montenegro e bambini si avvicinano per chiedere cibo e soldi.. gli diamo l'unica cosa che abbiamo, i cracker Tuc.

La prima tappa è Scutari, una delle città più antiche dell'Albania, con il Castello di Rozafa che domina la collina. Il castello è precedente ai romani e fu utilizzato dalle diverse dominazioni come i veneziani e i turchi. Dopo il periodo ottomano fu trasformato in base militare e nel 1939, la guarnigione albanese continuò a resistere rifiutato la resa e sparando sull'esercito italiano.

L'entrata costa 400lek (3,50€) e si parcheggia troppo vicino all'ingresso, inoltre per salire e scendere si deve prestare attenzione perché le rocce sono scivolose. Dal Castello si gode di una splendida vista sulla città, il fiume e il mare.



La strada verso Tirana è un incubo: una rettilinea lunga, segnalata come autostrada ma che invece ha solo 2 corse e 2 sensi di marcia. Ringraziamo di essere in moto e di poter superare la fila chilometrica di camion e auto che non ci abbandona per tutti i 100 km fino alla Capitale.

L'Albania è un Paese che ancora deve e può crescere molto, ma Tirana sembra la Milano italiana: moderna con grattacieli altissimi e auto di lusso. Alloggiamo al Garden B&B in Rruga Kusuri, uno dei posti migliori di tutta la vacanza, un'oasi di pace nella jungla cittadina. La proprietaria ci mostra le cose più importanti da visitare e dove mangiare.

Partiamo con il cibo al Restorant Tymi in Rruga e Kavajës, ottima carne e bella location tra chitarre e cose vintage.


Siamo a una decina di minuti dalla Piazza Skënderbej che con i suoi edifici rappresenta i diversi periodi storici dell'Albania: la moschea Et'hem Bejottomana e la Torre dell'Orologio del periodo ottomano (1800); il municipio di Tirana, il teatro delle Marionette (1920) e la Banca nazionale dell'Albania (1936) del periodo fascista; il palazzo della Cultura; la biblioteca nazionale; il teatro dell'Opera e del Balletto degli anni '60; l'hotel Tirana International del 1979 in stile sovietico sul luogo dove sorgeva una chiesa ortodossa, rasa al suolo dal regime (l'Albania del dittatore sovietico Enver Halil Hoxha era uno Stato laico e sancito sulla costituzione); il Museo storico nazionale del 1981 e la nuova cattedrale ortodossa degli anni 2000.

Vicino alla piazza ci sono: la tomba dell'ultimo sovrano turco in Albania chiamato Monument i Kapllan Pashes; la zona del Castello di epoca ottomana di cui resta una parete ora sede di negozi d'artigianato e ristoranti; Bunk'Art 2 museo di storia all'interno di un bunker nucleare dell'epoca comunista.

Scendiamo lungo il Boulevard, passando affianco alla Piramide che è ancora in fase di ristrutturazione, all'ufficio del presidente albanese 'Presidenca e Republikës' e arrivando all'Università del Politecnico in stile fascista.


Gironzoliamo nel quartiere del Blloku famoso per la vita notturna e lo shopping di lusso con boutique e locali alla moda, però a mezzanotte stanno già chiudendo tutti (scoprire anche nelle altre città che dal covid la musica dopo la mezzanotte viene spenta e la movida si ferma). Questo quartiere nell'epoca comunista era abitato esclusivamente dall'élite del partito ed era sorvegliato dai servizi segreti; si trova ancora oggi la villa di Enver Hoxha.


Curiosità bunker: Hoxha era preoccupato di possibili attacchi dagli stati vicini e fece costruire 170.000 bunker in tutta l'Albania (ne erano previsti 250mila) sulla costa, nelle città, cimiteri, giardini delle case..l'idea era di addestrare il popolo alla guerriglia urbana in modo che fosse pronto in caso di attacco. Questi furono utilizzati solamente nel periodo di anarchia del 1997, poi dismessi e usati come stalle, case di fortuna e alcuni come museo (a Tirana) o caffetteria (ad Argirocastro).



Andiamo a visitare la città cultura per eccellenza dell'Albania: Berat.

La strada in moto per arrivarci non è magnifica però si assiste ad una cosa unica: si possono vedere i pozzetti di estrazione del petrolio nei campi e nei giardini delle abitazioni; all'inizio siamo increduli ma son proprio loro e sgorgano liquido nero e puzzano di carburante. Passando per le campagne vediamo tanti signori sfrecciare su motorini vecchi senza casco, oppure su caretti a motore o anche di legno trainati da cavalli.


Berat viene dallo slavo "Bel-grad" (città bianca) e aveva lo stesso nome della omonima serba. Essa è una delle città più antiche albanesi, fondata dagli Illiri, conquistata dai turchi, divenuta signoria autonoma con il Principato di Berat poi annesso all'Impero ottomano. La lunga dominazione turca si riflette negli edifici del centro storico che rendono unica Berat, la città delle finestre.


Il centro storico è suddiviso in tre quartieri: Kalaja (Castello), Mangalem (sottostante il Castello) e Gorica (sulla sponda sinistra del fiume Osum).

Vi consigliamo di partire dal Castello e di parcheggiare direttamente su perché la salita è lunga e ripida; questa zona è stata restaurata ed p molto curata. La zona di Mangalem invece è in fase di ristrutturazione e le strade sono tutte un cantiere. A noi è piaciuto molto anche Gorica dove la maggioranza degli edifici sono ancora fermi nel passato con le travi in legno rovinate e le strade dissestati come una volta.



Albania: il mare turchese del sud

Valona, Dhermi, Gjpe Beach, Porto Palermo, Saranda, Argirocastro, Syri i Kalter, Ksamil, Butrinto

Da Berat scendiamo verso il mare passando per il sito archeologico di Apollonia e arriviamo fino a Valona, ex colonia italiana ora in stile Miami, dove ci riposiamo un'oretta tra caffè, Moschea Muradie e Vlora Old Town.

Continuiamo la strada affiancando la penisola del Karaburun, famosa per le sue bellissime spiagge raggiungibili solo con la barca e attraversiamo il Parco Nazionale di Llogara: dal mare ci ritroviamo in pochi chilometri in alta montagna al fresco, qui ci sono camminate da fare, campeggi e ristoranti nella foresta. Sbuchiamo fuori dalla foresta e la strada SH8 si apre su un paesaggio costiero magnifico e su una serpentina di tornanti nella montagna brulla, una delle più belle strade di sempre. Ci fermiamo a fare le foto nei vari punti panoramici.

Sotto di noi c'è Dhermi, una piccola località di mare elegante curata e dal mare stupendo. Qui stanno costruendo enormi residence e hotel.. fa strano trovarsi in un locale chic con affianco giganti di cemento e strade dissestate e sterrate. C'è ancora molta dualità ma tra 5 anni sarà un luogo super gettonato.

Andiamo a cena al Summer Dream Restaurant e il giorno dopo varchiamo l'arco di roccia affianco e scendiamo nelle serie di calette tra cui la Palasa Beach, stendiamo il telo e arriviamo a nuoto con poche bracciate alla OTI o Rozafa Bay. Qui l'acqua è come la Croazia: trasparente, limpida e turchese..unica differenza la immondizia sulla spiaggia


La nostra amica albanese ci ha consigliato la Gjpe Beach che si trova a 20 minuti di moto + 20 a piedi (sotto il sole ma con vista sul mare e sui bunker). La spiaggia è molto bella e ci sono anche due Beach bar per mangiare qualcosa. Tantissimi si sono portati le tende per dormire in spiaggia durante la notte.


Continuando lungo la costa possiamo ammirare la fortezza di Porto Palermo (c'è solo la fortezza sulla collina e il porticciolo) e arriviamo a Saranda, metà turistica famosa da diversi anni. Questa è una Rimini albanese, con un lungomare pieno di negozi e ristoranti, le barche illuminate in cui si può bere e ballare, discoteche e il castello sulla collina. Anche qui la musica finisce a mezzanotte e ci tocca andare a dormire presto. A Saranda è possibile fare molte escursioni in barca con 25-30€ che portano nelle vicine spiagge dei Piccioni e altre famose.




Vicino a Saranda ci sono due tappe famose che non possiamo mancare. La prima è la Argirocastro, chiamata anche cittadina di pietra o d'argento perchè i suoi tetti in pietra scura brillano dopo la pioggia. La città è divisa tra storica e moderna e si può vedere nettamente la differenza per lo stile degli edifici. Sulla collina domina il castello (400lek) e l'antica cittadella fortificata: al suo interno c'è poco da visitare come un aeroplano militare, il rumore dell'acque delle antiche cisterne ma vale la vista sulla città e il tunnel bunker sotto il castello. Non riusciamo a visitare purtroppo la Skenduli House, esempio di casa fortezza ottomana (400lek). In questa città nacque il dittatore Hoxha e un famoso scrittore albanese.

A 40 minuti c'è Syri i Kaltër, un'attrazione turistica che ci avevano sconsigliato ma che abbiamo provato lo stesso. Una volta doveva essere un paradiso naturale, mentre ora con la strada cementata sotto il sole ha perso la sua magia (2o minuti buoni di camminata tra salita e discesa con all'arrivo bar e ristorante). Questa sorgente montana dall'acqua costante a 10 gradi crea il famoso occhio blu; sarebbe vietato immergersi nel fiume ma noi - come tutti i turisti presenti - abbiamo provato a vincere il freddo del fiume e rinfrescarci dopo la camminata. Fabio non ha saputo resistere e a seguito i coraggiosi per tuffarsi dal terrazzino direttamente dentro la sorgente.



Ultima sera la passiamo a Ksamil da cui avevamo aspettative troppo alte. Qui la spiaggia

è rocciosa e si è davanti a Corfù (infatti si vedono i traghetti verso Igoumenitsa). Facciamo un bagno, guardiamo il tramonto e andiamo a cena. E' estramemente turistico e cercano di fare i furbetti sia al ristorante che i hotel.

Curiosità: in Albania si trovano persone sedute sulla strada con cartelli per affittare i loro appartamenti, altri che si spostano sorridenti e felici sui muli con selle di legno e coperte, altri che grigliano le pannocchie per venderle ai passanti..un tuffo negli anni 50!


Decidiamo di saltare il parco archeologico di Butrinto ma scegliamo di passarci affianco per provare un'esperienza singolare: il passaggio da una riva all'altra trainati da una zattera di legno, fantastico!!

Arriviamo alla frontiera e anche questa passa velocissima così risalutiamo la Grecia e torniamo verso Salonicco..mentre i nostri amici si fermano a metà a vedere Meteora.



Suggerimenti utili:

- Navigatore per la Bosnia ed Erzegovina e l'Albania perché non funziona la connessione europea per internet

- Albania controllate mille volte le foto degli hotel perché sono ritoccate o mettono foto di altre camere

- Autostrada: Croazia si paga al casello, Bosnia ed Erzegovina ne abbiamo trovata solo un piccolo tratto per Sarajevo (il resto è ancora in costruzione) e si paga al casello, Albania è una superstrada e non si paga.

- Moneta: Croazia la KUNA (1€ - 7,58k ) ma accettano anche euro; Bosnia (1€ - 1,95 km soprannominati kilometri) si paga facile con la carta ma abbiamo cambiato dei soldi per comprare i souvenir nel centro storico (commissioni più basse dell'ATM), Montenegro Euro, Albania LEK (1€ - 117lek ) ma accettano anche gli euro.


Must places:

Laghi di Plitvice e Brella in Croazia, Sarajevo, Canyon di Piva in Montenegro, Berat in Albania


Itinerario in mappa:



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